TURCHIA “Come proviamo a organizzare i motofattorini”

SELMA AYBAL-ECEHAN BALTAInternationalist Standpoint, 15 novembre 2023

Mesut Çeki è presidente dell’Associazione per i diritti dei fattorini, le cui attività possono essere seguite sul suo sito web. Qui di seguito una lunga intervista in cui ricapitola le caratteristiche del settore e la strategia dell’Associazione.

Come Associazione per i diritti dei corrieri avete condotto un’inchiesta sul campo. Prima di tutto, congratulazioni. ISp vorrebbe discutere con te i problemi e i metodi di lotta dei rider in Turchia. Grazie per aver accettato la nostra richiesta. Innanzitutto, qual è la situazione attuale dei motofattorini? Puoi farci una breve panoramica: quanti sono, dove si concentrano e quali sono i principali problemi?

Non è facile rispondere, perché i motofattorini sono centinaia di migliaia e generalizzare potrebbe essere fuorviante. Oggi, infatti, non esiste più un solo tipo di motofattorino. Era più facile parlare di questo lavoro nei primi anni ’90, quando apparve per la prima volta in Turchia. Allora c’erano fattorini che portavano documenti da un ufficio doganale all’altro o consegnavano medicinali per conto dei grossisti. Nel corso degli anni, però, sono aumentati il numero di questi lavoratori, i settori in cui operano e le modalità di lavoro. Negli ultimi 4-5 anni l’escalation è stata tale che oggi i motofattorini sono centinaia di migliaia, lavorano in diversi settori e con varie tipologie contrattuali. Alcuni consegnano cibo e generi alimentari, piccoli articoli per conto di negozi ed empori di elettronica; alcuni documenti e medicinali; altri trasportano oro, denaro e pezzi di ricambio; altri campioni di tessuti; altri ancora consegnano abiti che i clienti si provano ed eventualmente pagano alla consegna; in generale viene consegnata a domicilio una vasta gamma di prodotti e merci. Esistono anche diverse tipologie contrattuali: c’è chi è a busta paga, chi si mette in proprio, i lavoratori stagionali o a tempo determinato, chi consegna pacchi nel tempo libero e i lavoratori in regola e in nero. In questa variegata gamma di condizioni ovviamente emergono sia problemi comuni sia questioni legate al settore e al tipo di impiego specifici. Nonostante sia uno dei settori più problematici del terziario, il lavoro dei corrieri ancora non gode di tutele legislative. Non gli viene riconosciuto lo status di “lavoro a elevato rischio” e ciò comporta che chiunque possa lavorare come motofattorino senza possedere alcun “attestato di competenza professionale”. L’applicazione delle norme sulla sicurezza sociale, la sicurezza dei lavoratori e la formazione sanitaria sono eccezioni. Gli esnaf (piccole imprese) o fattorini autonomi sono in costante aumento. La giornata di 10-12 ore si è allungata a 14. I lavoratori immigrati continuano a ricevere salari sotto la media, senza versamenti sociali. È una situazione in cui gli incidenti e persino le uccisioni di lavoratori crescono di giorno in giorno. In sintesi questi lavoratori, così come in molti altri settori, per fare una vita decente avrebbero bisogno di condizioni di lavoro sicure, redditi dignitosi e sicurezza sociale.

Nel rapporto intitolato Panoramica delle organizzazioni di motofattorini; problemi e proposte di soluzione relative al lavoro dei corrieri dedicate capitoli a “Cosa dovrebbero fare le istituzioni pubbliche?” e “Cosa si aspettano i rider dai datori di lavoro?”. Cosa vi aspettate, invece, da chi vuole sostenervi?

Nel nostro “Rapporto 2022 sulle morti di motofattorini”, pubblicato nel gennaio 2023, parliamo anche delle responsabilità delle autorità e dei datori di lavoro per quelli che definiamo omicidi mascherati da incidenti. Pensiamo sia importante discutere la “catena di responsabilità”. Legislatori, datori di lavoro, media, clienti e altri soggetti, tutti hanno ruoli diversi nella ricerca di soluzioni ai problemi. La principale aspettativa verso chi vuole sostenerci, nostra come di tutti i motociclisti nel traffico, è l’ “empatia”. Anche piccoli gesti, come avere rispetto dei motofattorini quando si guida e non inserire negli ordini raccomandazioni come “fate in fretta”, “urgente” o “immediato” per i lavoratori può essere un gran sostegno. Di recente alcuni clienti hanno maturato maggiore sensibilità e sugli ordini scrivono frasi come “meglio in mezz’ora ma sano e salvo, “sii prudente” o “nessuna consegna vale più della tua vita”. Poi, ad esempio, ci sono luoghi vietati ai rider, che pertanto per consegnare sono costretti a camminare, magari 300 metri e oltre, sotto il sole cocente in estate e al freddo in inverno. I residenti di queste aree possono fare pressione sulle autorità locali per revocare il divieto di accesso alle motociclette. Naturalmente di tanto in tanto i rider chiedono anche di boicottare le aziende che praticano mobbing e bassi salari e si aspettano il sostegno dell’opinione pubblica e di beneficiare del potere dei consumatori.

Perché ci sono pochi motofattorini donna e come le vedono aziende utilizzatrici e consumatori?

Il numero di lavoratrici aumenta di giorno in giorno, ma la percentuale è ancora piuttosto bassa. Il trasporto è un settore prevalentemente maschile, dove dominano sempre più ego e linguaggio maschili. Anche nel traffico le donne, sia in auto che in moto, spesso non vengono rispettate. Sono soggette a commenti sprezzanti e a molestie di vario genere. Per una donna andare in moto nel traffico, dove è difficile passare inosservate, è ancor più difficile. La scarsità di motofattorine può essere attribuita al numero limitato di motocicliste, alla preponderanza maschile nel traffico e al fatto che fare il rider è considerato un lavoro da uomini. Ma possiamo dire che la situazione muta di anno in anno. Il numero di aziende che impiegano donne rider è in aumento, soprattutto tra le grandi piattaforme. Quando parliamo con le lavoratrici i problemi più comuni che segnalano riguardo alle condizioni di lavoro sono l’atteggiamento paternalistico di alcuni capi e supervisori a causa del genere, i casi di molestie in alcuni magazzini e da parte di alcuni autisti in strada. Mentre non segnalano atteggiamenti analoghi da parte dei clienti.

Come è nata la vostra associazione? Quali sono i vostri obiettivi?

L’Associazione per i Diritti dei Fattorini è stata fondata il 4 novembre 2022 da un gruppo di lavoratori del settore. Gli obiettivi, come indica il nostro statuto, sono condurre ricerche sui problemi dei rider, identificarli, pubblicare rapporti e sensibilizzare l’opinione pubblica. Collaboriamo con singoli rider, associazioni, sindacati, fondazioni, istituzioni nazionali e internazionali competenti, accademici e legislatori per affrontare i problemi che complicano la vita lavorativa dei fattorini che consegnano in moto, bicicletta, auto e a piedi. Inoltre ci occupiamo di salute e sicurezza sul lavoro, con l’obiettivo che il lavoro dei corrieri in moto sia classificato come “lavoro ad elevato rischio”. L’associazione è stata fondata per promuovere la tutela legale e il rispetto dei diritti dei fattorini e per aumentare la consapevolezza in materia di diritti e responsabilità. Pur essendo nati nel novembre 2022 abbiamo preferito presentarci al pubblico nel gennaio 2023 con la pubblicazione del “Rapporto sulle morti dei motofattorini 2022”. Si tratta del primo rapporto sull’argomento pubblicato in Turchia e vi si trattano le cause delle morti, la catena delle responsabilità e le possibili soluzioni. Il rapporto ha avuto un’ampia eco mediatica, suscitando un dibattito pubblico e diventando oggetto di un’inchiesta parlamentare. Nel settembre 2023 abbiamo pubblicato il “Rapporto sulle opinioni dei fattorini volontari nelle aree terremotate”, in cui abbiamo raccolto le raccomandazioni dei corrieri impiegati nei piani di emergenza per i disastri in 15 province e abbiamo condiviso il rapporto con le istituzioni competenti. Più di 20 province hanno distribuito il rapporto attraverso un ampio numero di fattorini. Come è scritto nel nostro statuto ci proponiamo di continuare le attività di sensibilizzazione, di migliorare le relazioni sul campo e di ampliare la collaborazione con le organizzazioni dei lavoratori, in particolare con quelle dei fattorini.

Come si può agevolare l’organizzazione dei fattorini autonomi e con quali azioni?

La situazione dei rider autonomi e le sfide che devono affrontare sono descritte nel nostro rapporto Panoramica delle organizzazioni di motofattorini; problemi e proposte di soluzione relative al lavoro dei corrieri. Abbiamo raccolto le raccomandazioni dei rappresentanti di 25 organizzazioni di fattorini intervistandoli. Organizzare gli autonomi, che lavorano perlopiù in condizioni precarie e non sono sindacalizzati, richiede una visione comune tra le organizzazioni dei rider. Invece sono emersi due approcci diversi: “Il lavoro autonomo nel settore va abolito” e “Il lavoro autonomo va regolamentato”. Perciò bisogna discutere i loro problemi direttamente coi lavoratori ed elaborare modelli organizzativi basati sulle loro esigenze. Organizzare i fattorini autonomi, spesso tenuti lontani dai processi di sindacalizzazione dalle imprese, che li chiamano “collaboratori”, è una sfida. Non è facile organizzarli in un sindacato o in un’associazione senza la loro partecipazione attiva. Pensiamo che il modello organizzativo da adottare possa emergere da assemblee diffuse dei fattorini autonomi e raccogliendo le loro proposte.

Prevedete che i rider si riuniscano in un’unica organizzazione per lottare insieme?

Finora i motofattorini hanno adottato varie forme di organizzazione: associazioni (federazioni, confederazioni), sindacati, collettivi, comitati e, più recentemente, la Camera dei fattorini (un’associazione professionale). La forma organizzativa preferita è l’associazione. In una nostra recente ricerca abbiamo scoperto che 69 associazioni, riunite in diverse federazioni, hanno cercato di unificarsi in un’unica confederazione senza riuscirci. Ci sono sei sindacati che dichiarano di operare nel settore, sono affiliati a diverse confederazioni e non riescono a collaborare. Anche altre forme di organizzazione, come i collettivi e i comitati, non sono riuscite a superare le divisioni politiche tra chi cerca di influenzare il lavoro dei rider. La Camera dei corrieri è una novità, ma ha il sostegno di poche associazioni e federazioni. Stando così le cose non crediamo che ci siano le condizioni per creare un’unica organizzazione. Sulla base delle osservazioni e delle informazioni provenienti dal campo e dalla società, possiamo dire che non ci sono in campo progetti di questo tipo nel prossimo futuro.

È possibile collaborare con organizzazioni di rider di altri paesi?

Certo. Noi sosteniamo il lavoro di Kurye Haber (Agenzia di stampa per i fattorini), che riporta le proteste e le azioni dei rider in molti paesi. L’anno scorso ci sono stati scioperi e cortei di protesta in tutto il mondo. Le richieste sono molto simili. I bassi salari e l’insicurezza del lavoro sono problemi universali. Sappiamo anche che le piattaforme online multinazionali e globali impiegano migliaia di lavoratori. Ed è possibile creare un movimento globale, partendo dai fattorini che lavorano per la stessa azienda in paesi diversi. Lo sviluppo di reti tra le organizzazioni dei rider può far emergere interessi e piani d’azione comuni, atti di solidarietà e l’organizzazione di uno sciopero globale contro le piattaforme.

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