GRECIA Destra ed estrema destra rafforzate nelle urne

ELEKTRA KLEITSATAKIS GIANNOPULOSInternationalist Standpoint, 28 giugno 2023

Il 21 maggio in Grecia si sono tenute le elezioni politiche. Il voto si è svolto secondo le regole fissate da una nuova legge elettorale con un carattere più proporzionale rispetto alla precedente. Perciò Nuova Democrazia, pur avendo vinto le elezioni con più del 40% dei consensi, non ha avuto la maggioranza assoluta necessaria a formare un governo e dunque ha convocato nuove elezioni per il 25 giugno.

Il fatto che il divario tra il primo e il secondo partito sia stato così ampio, ma anche che la sinistra, incapace di stimolare una dinamica qualsiasi nella propria base, abbia mantenuto gli stessi voti o li abbia persi, ha fatto sì che in pratica non ci sia stata una vera e propria campagna elettorale. La gente si è mostrata indifferente o poco interessata, perché sentiva che per lei in ballo non c’era nulla di importante.

Perciò il tasso di astensione è stato superiore al 47%, estremamente elevato per gli standard greci. Se si considerano anche le schede bianche (1,1%), si arriva a quasi a un 48,5% di aventi diritto che non ha preso posizione a favore di alcun partito.

Rispetto a un mese fa quasi 835.000 elettori in più hanno disertato le urne. A maggio, infatti, avevano votato poco più di 6 milioni di persone, mentre a giugno sono stati 5.230.000, un tasso di partecipazione rispettivamente del 61,1% e del 52,8%.

La crescita dell’astensione, pur in misura diversa, ha interessato tutti i partiti.

I risultati

Grazie all’aumento del tasso di astensione Nuova Democrazia, pur perdendo 300.000 voti, ha mantenuto la sua percentuale. Inoltre ha potuto eleggere un maggior numero di deputati, poiché le elezioni del 25 giugno si sono svolte in base a una legge elettorale che prevedeva un premio di 50 seggi per il primo partito.

Nel turno elettorale del 21 maggio SYRIZA aveva subito un duro colpo, ottenendo solo il 20% dei voti. A giugno ha subito un ulteriore calo, perdendo altri 250.000 voti e scendendo al 17,8%.

Il PASOK, il partito socialdemocratico, in qualche modo è tornato a percentuali a due cifre, mantenendo l’11% dei voti. Ma è ancora molto lontano dal consenso di cui godeva nei decenni precedenti la crisi del 2010.

Anche il Partito comunista (KKE) ha mantenuto i suoi consensi, diventando l’unico partito di sinistra presente in Parlamento, ottenendo il 7,69% e più di 400.000 voti.

L’estrema destra è stata la principale vincitrice di queste elezioni. In Parlamento sono entrati tre partiti di estrema destra: gli Spartani (4,6%), Soluzione Greca (4,44%) e Niki (3,69%). E nel complesso i sette partiti di estrema destra che hanno partecipato alle elezioni hanno ottenuto quasi il 14% e 725.000 voti.

Il partito Corso della Libertà, guidato dall’ex presidente del Parlamento e membro di SYRIZA, Zoi Konstantopoulou, pur anch’esso praticamente inattivo fino a poco prima delle elezioni, è entrato in Parlamento con un programma che combina elementi di sinistra con elementi di estrema destra.

DiEM25 (in greco MERA25) di Varoufakis non è riuscito a ribaltare il pessimo risultato del 21 maggio, anzi ha perso ulteriormente voti ed è rimasto fuori dal Parlamento. Un risultato che pone oggettivamente un punto interrogativo sul suo futuro.

Anche l’alleanza anticapitalista ANTARSYA ha subito una forte perdita, anche rispetto ai risultati del 21 maggio, scendendo da 30.000 a 15.000 voti (dallo 0,5% allo 0,3%).

Nel complesso, insomma, i risultati elettorali hanno un significato negativo per la classe operaia e i settori oppressi della società greca. Il governo di destra di ND esce dalle urne rafforzato, così come l’estrema destra, un fenomeno che prima o poi si manifesterà anche nelle strade. La sinistra è indebolita, esprime un solo partito in Parlamento, e ha visto le sue forze ridursi (ad eccezione del KKE, il che però non cambia il quadro complessivo). I risultati creano la sensazione di non avere speranze in ampi strati di elettori progressisti che si sentono ancora più deboli nel contrastare l’offensiva della destra e dell’estrema destra. Le forze della sinistra anticapitalista devono urgentemente elaborare un piano per affrontare questa situazione.

L’estrema destra mostra di nuovo i denti

I risultati dell’estrema destra hanno scioccato molte persone e creato sentimenti di delusione e di preoccupazione. Comprendere ciò che è avvenuto e come affrontare questa nuova sfida sono compiti che richiedono un’analisi equilibrata.

Intanto dobbiamo osservare che in Grecia l’estrema destra è sempre stata forte. Il capitalismo e la sua corrotta macchina statale hanno usato l’estrema destra per contrastare le tradizioni militanti della classe operaia. Fin dalla sua nascita l’estrema destra greca è stata indissolubilmente legata alla polizia, all’esercito, alla Chiesa e a tutte le istituzioni dello “Stato profondo”, sviluppatesi su basi anticomuniste.

Nel tempo questa situazione ha facilitato l’avvicendarsi di figure di estrema destra, che hanno cercato di capitalizzare il sostegno di una parte della classe dirigente e sono state in grado di raggruppare attorno a sé gli strati conservatori della società. Dunque ciò che sta accadendo oggi per la Grecia non è una novità.

Il risultato delle elezioni del 25 giugno, pur indubbiamente positivo per l’estrema destra, in realtà non equivale a quello del 2012.

Nelle elezioni del maggio 2012 Alba Dorata e ANEL di Kamenos avevano raccolto 1.112.290 voti e il 17,59%. LAOS, rimasta fuori dal Parlamento, aveva il 2,89% e 182.925 voti. All’epoca dunque l’estrema destra aveva raccolto consensi nel complesso superiori al 20%. Alba Dorata era il più grande partito nazista in Europa con dei parlamentari eletti, alcuni quartieri di Atene erano sotto il suo stretto controllo, disponeva di “squadre d’assalto” armate, ecc.

Rispetto ad allora, naturalmente, ci sono importanti differenze. SYRIZA all’epoca era ancora un partito di sinistra e i movimenti sociali erano in crescita, con mobilitazioni storiche in atto in diversi settori (scioperi generali, lotte contro il pagamento del debito, grandi manifestazioni ambientaliste ecc.). C’erano ottimismo, militanza e speranze, mentre oggi c’è un senso di stallo e di ripiegamento. La responsabilità di questa situazione, ovviamente, va ascritta alla capitolazione di SYRIZA dal 2015 in poi e alla cattiva situazione in cui versa oggi la sinistra.

Gli attuali partiti di estrema destra per ora sono solo strutture elettorali senza una consistente base di militanti. Non hanno squadre d’assalto, non sono coinvolti in mobilitazioni neanche locali e tra di loro ci sono rivalità e contrasti seri. Ciò tuttavia non significa che la situazione rimarrà così com’è e che non assisteremo a una recrudescenza delle aggressioni fisiche ad attivisti di sinistra ed esponenti delle minoranze.

Gli spartani

Il più pericoloso tra i partiti di estrema destra è un nuovo partito, gli Spartani, che alle elezioni è riuscito a piazzarsi al quinto posto e a entrare in Parlamento dopo solo poche settimane di campagna elettorale! In particolare nella fascia d’età 17-34 anni gli Spartani hanno ottenuto il 9,2% dei voti.

Si tratta di un partito inesistente, utilizzato da Ilias Kasidiaris, ex numero due di Alba Dorata ancora in carcere, per entrare nella corsa elettorale sotto il naso dell’Alta Corte.

Alba Dorata è stata dichiarata organizzazione criminale nel 2020, dopo una lunga battaglia legale, e il suo gruppo dirigente incarcerato. Ma il governo e il sistema giudiziario hanno chiuso un occhio su Kasidiaris, che ha fatto campagna elettorale in modo sistematico dalla sua cella. Solo alcuni mesi prima delle elezioni il Parlamento e l’Alta Corte alla fine hanno messo fuori legge il suo Partito Nazionale dei Greci. Non lo hanno fatto per rigore antifascista, ma per paura dei voti che l’estrema destra avrebbe fatto perdere a Nuova Democrazia, visto che si contendono la stessa base elettorale. Pare che invece non si siano accorti degli Spartani, il partito sostenuto da Kasidiaris, che si propone come forza politica antiestablishment. Kasidiaris, infatti, dopo la decisione dell’Alta Corte, pur non candidandosi nella lista elettorale degli Spartani, ha apertamente sostenuto questo partito e subito dopo le elezioni ha dichiarato: “Uscirò di prigione tra pochi mesi e guiderò la lotta”.

L’ex dirigente di Alba Dorata oggi cerca di presentarsi con un profilo più basso rispetto al passato. Insomma tenta di nascondere la svastica tatuata sull’avambraccio sotto “una nuova veste”.

Ma al recente Pride di Atene gruppi di 17enni sostenitori di Kasidiaris hanno cercato di aggredire manifestanti LGBTQI+ e scene simili si sono ripetute a Salonicco il 24 giugno.

Insomma è chiaro che i neonazisti di Kasidiaris stanno cercando di prendere piede nei quartieri, nelle città e negli spazi sociali e che i risultati delle elezioni sicuramente rafforzeranno il loro morale e moltiplicheranno le loro azioni.

Vecchi e nuovi pericoli

Il primo compito del movimento antifascista e della sinistra è riconoscere l’esito di queste elezioni come una grave sconfitta e ricercarne con franchezza le cause profonde. Bisogna smettere di scaricare la responsabilità di questi risultati sugli elettori, assolvendo i gruppi dirigenti dei partiti, che invece sono i veri colpevoli. E bisogna trovare un equilibrio tattico e indicare un’alternativa di società.

La verità è che c’è un’ampia platea di persone attratte dalle idee dell’estrema destra e ciò si riflette nei risultati elettorali, ma anche in una serie di recenti sondaggi.

L’estrema destra oggi ha ampliato il suo programma, andando ben oltre la sua abituale retorica xenofoba, omofoba e nazionalista. Ad esempio ha creato gruppi di genitori che intervengono nelle scuole per chiedere di cancellare i programmi di educazione sessuale. Interviene sistematicamente contro il diritto all’aborto. Considera la crisi climatica un mito del sistema. Coltiva irrazionalità e teorie cospirazioniste a ogni occasione, pescando nelle acque torbide del movimento novax e tra gli elementi sottoproletari. Interviene sui tifosi di calcio attraverso i loro club e sulla cultura, investendo sui gruppi musicali trap che alimentano una cultura sessista.

Nuove sfide per il movimento antifascista e la sinistra

D’altra parte negli ultimi anni sono stati la sinistra e alcuni settori di anarchici a giocare il ruolo principale in movimenti importanti e che hanno anche mietuto alcuni successi. Ad esempio:

  • Il divieto di organizzare cortei, deciso dal governo utilizzando la pandemia come pretesto, è stato sfidato concretamente da mobilitazioni decise.
  • La realizzazione del progetto di creare un corpo di polizia universitaria, uno dei caposaldi della politica del governo, è stata prorogata più volte e per il momento accantonata.
  • In varie regioni sono scesi in piazza movimenti ambientalisti locali, che in alcuni casi hanno avuto successo.
  • In diverse circostanze sono esplose grandi mobilitazioni femministe e quelle dell’8 marzo e i Pride sono state molto partecipate. Questo ha portato a un’accettazione diffusa delle richieste dei movimenti femministi e LGBTQI.
  • Nei posti di lavoro ci sono state alcune lotte organizzate dagli stessi lavoratori e in alcuni casi, come lo sciopero dei fattorini di E-food, hanno avuto successo.

In tutti questi movimenti e lotte la sinistra e alcuni gruppi anarchici hanno svolto un ruolo di primo piano. Queste lotte in qualche misura negli ultimi tempi hanno lasciato un segno sulla società greca e sicuramente forniscono un quadro più veritiero degli effettivi rapporti di forza sul campo.

Per quanto riguarda la lotta antifascista, che andrà rilanciata con maggiore forza, il nostro punto di riferimento dovrebbe essere la data del 7 ottobre 2020, quando decine di migliaia di antifascisti hanno ottenuto una condanna senza precedenti per Alba Dorata, riconosciuta come un’organizzazione criminale di stampo nazista. In precedenza, nel luglio 2019, il movimento antifascista era riuscito a espellere gli esponenti di quell’organizzazione dal Parlamento. Stiamo parlando di un partito che è stato in aula per 7 anni ed è arrivato terzo alle elezioni europee del 2014, otto mesi dopo l’omicidio di Pavlos Fyssas, ottenendo il 9,3% e mezzo milione di voti.

Come ha fatto all’epoca il movimento antifascista a raggiungere quel risultato? Ci sono state migliaia di manifestazioni di ogni genere. Marce e contromanifestazioni a ogni tentativo dei fascisti di apparire nelle strade. Sono stati istituiti comitati d’azione nei quartieri e nei luoghi di lavoro. Si è prodotto materiale che rispondeva alle tesi dei fascisti punto per punto e svelava i loro legami col capitale e con l’establishment.

Il punto centrale è l’unità del movimento nel momento dell’azione. Con la più ampia unità possibile possiamo cambiare i rapporti di forza nella società.

Un altro punto cruciale per la lotta antifascista è se la sinistra anticapitalista tenterà di raccogliersi attorno a un programma politico alternativo e di creare una nuova formazione politica per combattere il sistema. Se la sinistra anticapitalista-rivoluzionaria non si impegnerà in questa lotta, lascerà un vuoto nella società, che offrirà nuove opportunità all’estrema destra (si vedano le proposte di Xekinima per la sinistra).

Infine nel campo della lotta antifascista la cooperazione internazionale è fondamentale, poiché l’ascesa dell’estrema destra è un fenomeno internazionale.

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