Regno Unito: l’ondata degli scioperi continua

Continua l’ondata di scioperi in tutto il Regno Unito. Questa settimana i medici tirocinanti hanno scioperato per quattro giorni nell’intero comparto dell’NHS (National Health Service, il servizio sanitario britannico) e altri gruppi di lavoratori sono in procinto di scioperare o sono impegnati nei referendum propedeutici all’azione di sciopero. Tra questi ci sono anche i primari ospedalieri, che in una votazione consultiva si sono espressi in modo massiccio per un’iniziativa sindacale. Nel referendum, che ha fatto registrare una partecipazione del 66% degli aventi diritto, l’86% ha votato a favore di una mobilitazione, che potrebbe includere anche lo sciopero. Anche i dirigenti scolastici della National Association of Headteachers (NAHT) si sono pronunciati per l’azione di sciopero, con il 64% dei voti favorevoli. Ma la NAHT si appresta a far votare nuovamente i propri membri perché al primo tentativo non è stata superata il quorum del 50% previsto dalla legge. All’inizio del mese la National Education Union (NEU) ha respinto l’offerta di aumento salariale del governo definendola “offensiva”. Qui l’affluenza è stata del 66% e il 98% degli insegnanti ha votato per respingere la proposta, manifestando un chiaro impegno a proseguire la lotta e ad alimentare un atteggiamento combattivo. Le NEU ha programmato altre due giornate di sciopero il 27 aprile e il 2 maggio, per chiedere al governo di fare un’offerta ragionevole agli insegnanti. L’esecutivo finora, a fronte di un’inflazione che supera l’11% e sta crescendo ulteriormente, ha offerto loro una misera somma di mille sterline per quest’anno e un aumento del 4,3% per il prossimo. Anche l’altro grande sindacato degli insegnanti, la National Association of Schoolmasters/Union of Women Teachers (NASUWT), sta votando per un’eventuale azione di sciopero, dopo che l’87% dei suoi membri ha respinto la proposta salariale del governo. Anche alcuni insegnanti di sostegno sono in sciopero contro la minaccia che pesa sui loro posti e sulle condizioni di lavoro. Migliaia di altri lavoratori, tra cui postini, macchinisti e dipendenti pubblici, hanno intrapreso anch’essi azioni di sciopero.
Gli scioperi previsti per questo mese sono i seguenti (ma, oltre alle iniziative nazionali, ci sono anche vertenze a livello locale): 11, 12, 13, 14 aprile medici tirocinanti; 15, 16, 17 aprile Environment Agency [Agenzia per l’Ambiente]; 18, 20, 21, 24, 25 aprile Drivers and Vehicle Standards Agency [una sorta di Motorizzazione Civile britannica]; 27 aprile e 2 maggio gli iscritti alla NEU; 28 aprile pubblico impiego. È in corso anche un lungo sciopero del personale dell’ufficio passaporti, iniziato il 3 aprile e destinato a durare cinque settimane. Al Terminal 5 dell’aeroporto di Heathrow il personale di sicurezza rappresentato da UNITE the Union è in sciopero. I lavoratori del British Museum sono in sciopero dal 12 al 16 aprile e quelli della British Library dal 3 al 16. Il 28 aprile sono in sciopero 130.000 iscritti al sindacato Public and Commercial Services (PCS), compresi gli agenti della polizia di frontiera. Questi lavoratori non possono certo essere definiti i più combattivi, ma sono comunque tutti stanchi di essere sottostimati e sottopagati da oltre un decennio.
Il governo continua a sostenere che le richieste dei lavoratori sono irrealistiche, ma i lavoratori sanno che le retribuzioni nel settore privato aumentano più rapidamente rispetto alle proposte di aumenti salariali del governo e che i loro stipendi a partire dal 2008 sono diminuiti in modo significativo. I medici tirocinanti chiedono giustamente il ripristino di salari a livelli paragonabili a quelli degli anni precedenti all’austerity. Sostengono che l’NHS continua a essere sottofinanziato e che non può assumere e trattenere nei propri ranghi i medici se lo stipendio iniziale è pari a 14 sterline l’ora. I medici, infatti, stanno abbandonando il Regno Unito per trasferirsi in Canada, Australia, Irlanda e altri paesi. Il governo, inoltre, non sta formando un numero sufficiente di medici e molti aspiranti a ruoli sanitari con elevate qualifiche sono costretti a studiare all’estero, perché le opportunità di formazione nel Regno Unito scarseggiano, mentre chi riesce a ricevere una formazione nel Regno Unito per pagarsi gli studi si carica di enormi debiti.
Anche il Servizio sanitario nazionale è al collasso e le condizioni di lavoro sono spesso dure e frustranti, perché medici e infermieri si rendono conto che gli standard delle prestazioni si stanno abbassando. Questo aggiunge un immenso stress a un lavoro già di per sé impegnativo e stressante. I soldi per pagare i lavoratori del Servizio sanitario nazionale ci sono. Nel 2020-2021 sono stati spesi 457 milioni di sterline per rimborsare i prestiti della Private Finance Initiative (PFI). Questi fondi ottenuti da finanziatori privati dovrebbero essere cancellati. Inoltre il settore privato tra il 2013 e il 2020 ha ricevuto 11,5 miliardi di sterline tramite contratti d’appalto, una cifra superiore al 6% della spesa sanitaria complessiva. Anche tutti questi appalti dovrebbero essere cancellati e i relativi servizi riportati all’interno del NHS. Ma la sanità pubblica non sarebbe al sicuro neppure coi laburisti al governo. Il Partito Laburista, infatti, afferma che autorizzerebbe un ulteriore ricorso alla PFI e all’esternalizzazione dei servizi a imprese private e adotterebbe una posizione rigida sugli aumenti salariali, imitando la retorica dei conservatori.
Sebbene i sindacati dei dipendenti dell’NHS abbiano raccomandato di accettare l’irrisoria offerta salariale del governo, che prevede un’una tantum tra le 1.655 e le 3.789 sterline per quest’anno e aumenti del 5% per il prossimo, gli infermieri nel referendum confermativo l’hanno respinta. I membri di UNISON, invece, hanno votato a favore, anche perché molti loro iscritti sono lavoratori con basse retribuzioni e per loro l’intesa raggiunta dai sindacati e sottoposta al voto era più vantaggiosa. Nel voto degli iscritti al Royal College of Nurses, annunciato per venerdì 14 aprile, il 54% ha votato per respingere l’offerta, mentre il 46% ha votato a favore, mentre il tasso di partecipazione al referendum è stato del 61%. Si tratta di una eccezionale presa di posizione da parte degli infermieri, che hanno rifiutato l’indicazione del loro leader sindacale e si sono dimostrati disposti a continuare la lotta. Insomma nel primo sciopero della storia di quel sindacato gli infermieri hanno dimostrato una determinazione maggiore rispetto al loro gruppo dirigente.
Mentre le grandi imprese aumentano i prezzi al consumo e i banchieri della City rastrellano bonus record è irrealistico e ingiusto aspettarsi che i lavoratori, che spesso si trovano a dipendere dall’assistenza di enti di beneficienza e dei banchi alimentari, accettino un’ulteriore riduzione del proprio tenore di vita. Il mese scorso il supermercato Tesco ha annunciato profitti per 2,63 miliardi di sterline, affermando ipocritamente che sta cercando di mantenere bassi i prezzi. In realtà Tesco continuerà a mungere i suoi clienti e a pagare dividendi agli azionisti.
Per pagare salari più alti e migliorare le prestazioni del servizio sanitario nazionale bisognerebbe introdurre prelievi fiscali straordinari e imposte di scopo su alcune aziende private. Tuttavia il governo non è dispiaciuto di vedere il servizio sanitario nazionale peggiorare. I membri del gabinetto non sono certo costretti a rivolgersi all’NHS e neppure il primo ministro, il multimilionario Rishi Sunak.
I lavoratori hanno bisogno di maggiore compattezza nella lotta e il Trade Union Council, la confederazione generale dei sindacati britannici, dovrebbe coordinare le azioni di lotta e preparare un’azione generalizzata di sciopero nel corso dell’anno. Invece il nuovo segretario generale, Paul Nowak, continua con l’approccio non interventista del suo predecessore, Frances O’Grady. D’altro canto la British Medical Association parla di azioni di sciopero coordinate con altri lavoratori del NHS, mentre il Royal College of Nurses, in un comunicato che esprime un’attitudine particolarmente passiva, afferma per ora di non avere alcun piano in tal senso.
La popolazione del Regno Unito, in ogni caso, è ampiamente solidale coi lavoratori in lotta, nonostante i tentativi dei media, compresa la BBC, di screditarli. I lavoratori sono consapevoli che il sistema è in crisi e che la ricchezza è ripartita in modo iniquo. Perciò i sindacati dovrebbero essere coraggiosi nell’avanzare le loro richieste e alla debole capacità di direzione dimostrata dagli incompetenti negoziatori del Royal College of Nurses non dovrebbe essere data una seconda occasione di manifestarsi.
Ala testa della mobilitazione dovrebbero trovarsi leader sindacali decisi come Mark Serwotka (PCS), Daniel Kabedi (NEU), Sharron Graham (UNITE) e Vivek Trevedi (BMA), che meritano il pieno sostegno dei lavoratori degli altri sindacati. Loro sanno che i lavoratori stanno lottando per dare un futuro al sindacalismo e alla solidarietà di classe. Il gruppo dirigente del Royal College of Nurses, invece, che ha accettato l’offerta salariale del governo, dovrebbe essere sostituito da negoziatori più combattivi, che non agiscano da difensori delle casse dello Stato. Infine chiunque sia in grado di farlo dovrebbe unirsi ai picchetti, sostenere i lavoratori in sciopero e promuovere iniziative per stimolare una solidarietà più ampia.

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