REGNO UNITO Crisi sociale e sinistra allo sbando

NIGEL  SMITH, 6 novembre

Il governo Truss è stato spazzato via dal settore finanziario. Il suo cancelliere, Kwasi Kwarteng, è stato umiliato dai banchieri negli Stati Uniti e rispedito nel Regno Unito con l’ordine di fare harakiri. È stato immediatamente licenziato dalla Truss nel vano tentativo di salvare se stessa. Il governatore della Banca d’Inghilterra, Andrew Bailey, ha rivelato che il Regno Unito ha evitato un crollo finanziario solo per poche ore, poiché il settore finanziario aveva perso fiducia nel governo Truss e nei suoi piani di spesa privi di copertura. E ha anche contestato il rifiuto dell’amministrazione Truss di accettare i consigli del Comitato di politica monetaria, di cui lo stesso Bailey è presidente.

Il mini-bilancio di Kwarteng e Truss proponeva di ridurre l’imposta sulle società dal 25% al 19% e l’aliquota base dell’imposta sul reddito dal 20% al 19%. L’aliquota massima dell’imposta sul reddito sarebbe stata ridotta dal 45% al 40% e sarebbe stato eliminato il tetto ai bonus dei banchieri. Ma per i mercati il problema principale è stata la promessa fatta dalla Truss di sostenere la spesa per le bollette energetiche e di puntare su una crescita economica da perseguire attraverso un ulteriore e massiccio indebitamento e a generosi tagli fiscali. Questa scelta ha portato a un deficit di bilancio di 45 miliardi di sterline impossibile da mettere a bilancio. Come sappiamo l’economia del Regno Unito ha attraversato un periodo di forte turbolenza, con la sterlina in calo rispetto al dollaro e alle altre principali valute, l’inflazione che ha superato il 10% e i tassi di interesse cresciuti al 3%. Il tasso dei titoli di Stato a 30 anni è aumentato dal 4% al 5%.

Nel mercato immobiliare si è scatenato il panico: i potenziali acquirenti hanno scoperto che i mutui venivano revocati o che i tassi sarebbero aumentati di oltre il 50%. Mentre i prezzi delle case ora stanno diminuendo e il numero di case sul mercato si è ridotto. Anche i proprietari di appartamenti stanno approfittando della situazione per aumentare gli affitti.

Il tasso di interesse base fissato dalla Banca d’Inghilterra è del 3%, un valore enormemente inferiore all’inflazione e che aumenta il tasso di svalutazione dei risparmi. Dal 2008 le banche saccheggiano i risparmi dei cittadini per trovare il denaro necessario a sostenere il loro sistema marcescente, ma ora questo fenomeno si sta manifestando a livelli inediti. L’idea del risparmio e della protezione del proprio denaro è acqua passata. Oggi le banche rubano i soldi dei risparmiatori.

Anche le pensioni sono minacciate: la garanzia del triplo blocco per le pensioni statali è in fase di revisione. Il triplo blocco impone alle pensioni aumenti in linea col valore più alto tra tre indicatori: l’inflazione annuale registrata nel mese di  settembre, la crescita annuale degli stipendi a luglio oppure un aumento minimo del 2,5%. Come si può desumere con un’inflazione del 10% l’aumento delle pensioni dovrebbe attestarsi a questa percentuale. 

I livelli di povertà sono in aumento: ci sono 14,5 milioni di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà. Di questi 4,3 milioni sono bambini, percentuale in aumento rispetto ai 2 milioni del 2019.  Sempre più lavoratori sono costretti a ricorrere al banco alimentare. L’inflazione è elevata, ma registra i livelli più elevati per quanto concerne i beni di prima necessità come pane, tè e carburante.

Il bilancio andrà presentato entro la fine del mese. Resta da vedere quale sarà l’aumento previsto per le pensioni. Bisogna considerare, tra l’altro, che il rapporto tra pensioni e PIL nel Regno Unito è tra i più bassi d’Europa. La fretta di nominare Sunak come premier è apparsa esagerata. Si è trattato di un chiaro espediente per far assumere a Sunak la carica di premier affiancandolo al cancelliere Jeremy Hunt, che aveva già tranquillizzato i mercati annullando praticamente tutte le misure varate dall’amministrazione Truss, tranne la cancellazione del tetto ai bonus dei banchieri.

L’austerità è tornata prepotentemente all’ordine del giorno e questo pone il governo conservatore e il partito laburista in una posizione difficile. I conservatori affermano che aumenteranno le tasse e taglieranno le spese, ma taglieranno solo le spese che vorranno loro. Al momento, ad esempio, stanno cercando di tagliare la spesa in conto capitale, come gli investimenti per la centrale nucleare di Sizewell. Allo stesso tempo, nonostante gli impegni assunti nell’ambito della COP 26, stanno liberalizzando i permessi per aumentare le quote di estrazione di combustibili fossili. Le amministrazioni locali dovranno effettuare ulteriori tagli ai loro bilanci e i laburisti si troveranno nella condizione di dover imporre questi tagli, un’arma fondamentale che il governo usa per creare un sentimento anti-Labour nei cosiddetti seggi red wall dell’Inghilterra settentrionale.

Secondo il sito politics.co.uk i laburisti hanno un vantaggio medio del 20% sui conservatori. Tuttavia questo vantaggio è in calo rispetto al 25% registrato nell’ultima settimana del governo Truss. È un ampio margine di vantaggio, ma finora Sunak è riuscito a mantenere una relativa popolarità come avversario del leader laburista Keir Starmer. Secondo un recente sondaggio condotto da Redfield e Wilton Strategies come miglior Primo Ministro Sunak è in vantaggio su Starmer, ma come miglior partito i laburisti sono in vantaggio sui conservatori (50% a 27%). I LibDem invece si attestano al 9%. Questi sondaggi mostrano un chiaro cambiamento nella politica del Regno Unito, soprattutto in Inghilterra, dove il Partito Laburista è considerato partito di governo. Si tratta di un triste atto d’accusa alla debolezza della sinistra e al rifiuto di Corbyn e dei sindacati di indicare un’alternativa. La prospettiva di un governo laburista può sembrare allettante per i militanti del Labour, che ne sono entusiasti, ma non c’è motivo di pensare che un governo Starmer offrirebbe molto di più ai lavoratori rispetto a quello di Sunak. In ogni caso i disperati appelli dei laburisti per andare alle elezioni politiche non troveranno risposta e Sunak potrà resistere per altri due anni, nei quali il panorama potrebbe cambiare ancora una volta, persino spostarsi a sinistra.

Il prossimo inverno sarà un periodo difficile per il popolo britannico. L’inflazione e i prezzi aumentano, mentre i salari, soprattutto nel settore pubblico, restano al di sotto dell’inflazione. Secondo Statista gli aumenti salariali sono in netto ritardo rispetto all’inflazione. L’aumento medio dei salari è di poco superiore al 5%, ma nel settore pubblico si aggira intorno al 2%. Ai lavoratori del settore pubblico viene chiesto di mantenere gli aumenti salariali al 2%  nonostante l’inflazione superi il 10%. Al momento in cui scriviamo si ipotizza l’introduzione di una tassa sulle compagnie petrolifere che stanno realizzando enormi profitti, ma è certo che il governo farà ricadere la maggior parte dell’onere dell’inflazione sui poveri e sui lavoratori medi. Sunak e Hunt affermano che non bisogna escludere nessuna misura, ma un vero sforzo per aumentare le tasse sui ricchi sembra improbabile.

Sono in corso numerosi scioperi e, cosa incoraggiante, i sindacati dei trasporti RMT e TSSA a seguito degli scioperi stanno avviando negoziati coi datori di lavoro su misure concrete, con la prospettiva di ottenere accordi migliori per i loro iscritti. Altri sindacati, tra cui quelli della sanità, degli insegnanti, dei dipendenti pubblici, degli enti locali, ecc. stanno andando ai referendum per decidere di scioperare.

Ci sono movimenti popolari, come Enough is Enough e People’s Assembly, nonché campagne a difesa dell’NHS, il servizio sanitario nazionale,  e per il clima che stanno cercando di mobilitarsi e di fare opposizione al governo Tory. Ma se saranno percepiti come iniziative del Partito Laburista questi movimenti non avranno successo, come è già successo in passato proprio a People’s Assembly e ad altre campagne simili. È triste che finora una critica alla politica dei laburisti non si sia manifestata al loro interno e perciò spetterà alle voci alla sua sinistra imprimere una scossa alla situazione e chiedere politiche radicali e un nuovo partito dei lavoratori. La sinistra, in ogni caso, resta allo sbando. Persino i vertici sindacali non riescono a parlare con una sola voce e Sharon Graham, segretaria generale di UNITE The Union, uno dei principali sindacati britannici, ha scelto di non sostenere Enough is Enough e People’s Assembly.

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